Un pensiero al giorno

La gente di ogni parte del mondo oggi cerca la soluzione del problema umano nel progresso scientifico, nel successo politico, professionale e nell'immediata soddisfazione dei bisogni e delle passioni. Accade perciò che, mentre ciascuno invano cerca di difendersi egoisticamente dal sacrificio e dal dolore, in realtà provoca situazioni di inaudita sofferenza a se stesso e agli altri. E' un assurdità, ma costituisce la logica comune. (Anna Maria Cànopi)

venerdì 16 marzo 2012

Vuoti di memoria

Ci sono dei libri che ti seguono, li compri, non ricordi bene quando né perché, e rimangono con te sempre in bella mostra, pronti per essere letti, ma non è mai il loro momento. E così passano gli anni, sistemi di volta in volta la tua biblioteca e loro rimangono sempre fuori.
Quando finisce un libro, sono lì che si fanno notare, li prendi in mano, ma subito dopo lo sguardo è catturato dal romanzo che hai comprato di recente e loro vengono nuovamente riposti in quel limbo a metà strada tra la libreria e il ripiano degli ultimi acquisti.
L’altro giorno ho preso tra le mani il libro “Vuoti di memoria” di Hervé Jaouen e non l’ho più abbandonato, leggendolo tutto d’un fiato, impaziente di arrivare all’ultima pagina. Veramente delizioso, garbato, spiritoso, aspetti che difficilmente trovi tutti insieme, soprattutto quando si narra di una malattia devastante quale l’Alzheimer.
La storia clinica della nonna, dai primi accenni agli stadi successivi della demenza, si inserisce in quella più ampia dei suoi due figli con le loro famiglie ed è narrata e commentata dalla nipote 13enne.
Il racconto è scandito dal ritmo delle stagioni che segnala i cambiamenti nella vita di ogni componente della famiglia e l’inesorabile cammino della malattia che non lascia speranze né tracce dietro di sè. Nella testa della nonna ogni cosa si svolge troppo velocemente, rimbalzando da un passato recente a percezioni estremamente lontane, quali quelle della primissima infanzia; la sua memoria può essere paragonata alla pallina impazzita di un flipper che urta contro torrette che si accendono, illuminando squarci dell’esperienza personale vissuti come reali in quel preciso momento, per poi ritornare nel buio della memoria e magari non essere mai più accesi.
Nel romanzo ci sono delle situazioni veramente divertenti, anche se drammatiche ed è normale in chi legge il riaffiorare alla mente di circostanze simili, vissute direttamente in famiglia o solo riferite da altri. La scelta di avere un’adolescente come voce narrante rende il racconto meno pesante e scontato.  
La lettura porta a riflettere sulla malattia e sull’importanza della famiglia e degli affetti.
L’anziano con l’Alzheimer non deve essere abbandonato, ma accompagnato verso l’oscurità da tutti coloro che gli vogliono bene, tenendolo per mano. Nessuna clinica specializzata potrà fare di più e meglio di una famiglia che si stringe attorno all’inconsapevole sofferenza. Inevitabilmente questa società, basata sull’efficienza e il profitto, tende ad abbandonare gli elementi più fragili e le famiglie si trovano da sole a gestire qualcosa che cambia velocemente senza dare il tempo di pensare e abituarsi a nuove regole. La paura, le difficoltà quotidiane fanno il resto e ogni soluzione sembra l’oasi alla quale trovare ristoro. Purtroppo si tratta spesso di miraggi e la cronaca ha raccontato esempi orribili per i quali nessun perdono era ipotizzabile.
Il libro non è di facile reperibilità ma consiglio di andarlo a ricercare per inserirlo finalmente tra quelli letti ed amati.

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