Mi piace leggere quello che scrive Simona Baldelli. Il suo
primo libro mi colpì così tanto che ogni nuovo romanzo viene letto voracemente,
spesso alla ricerca della magia che aveva accompagnato Evelina. Molte volte
questo è un limite perché è difficile, oltre che improbabile, che due libri
siano identici.
Il suo secondo romanzo non mi appassionò così tanto, un po’
ero rimasta delusa, imbrigliata nel ricordo della Nera e della Scèpa e certe
descrizioni mi erano sembrate eccessivamente ossessive. Non avevo voluto
scrivere niente al riguardo: non sono un critico, né una letterata ma solo un’appassionata
di libri.
Le storie mi hanno fatto compagnia per tutta l’infanzia e la
giovinezza. Ero una ragazzina alta, magra, piuttosto taciturna. Non risultavo
la più carina della classe, né la più corteggiata e i libri mi permettevano di
superare la solitudine, di viaggiare con la fantasia vivendo la vita degli
altri. In qualche modo sono stata discriminata e il termine secchiona mi ha perseguitata
fino all’Università.
“La vita a rovescio” è il racconto di una vita a latere. Con
coraggio – lo stesso de “Il tempo bambino” – Simona Baldelli racconta una
storia di quelle che si sussurrano appena, mentre ci si guarda attorno per
paura di essere ascoltati e giudicati. È la storia di Caterina Vizzani,
personaggio realmente esistito, che scelse di essere se stessa fino alla fine,
e cioè Giovanni Bordoni. Siamo nella Roma del 1700, affollata come ora di
persone di ogni ceto, etnia, credo religioso, un calderone di esperienze tra le
quali non è contemplata l’omoaffettività. Giovanni è un uomo fantastico proprio
perché, al di là dell’aspetto fisico, conserva le caratteristiche femminili di
rispetto, tolleranza, lungimiranza. È un uomo che sa amare le donne, non è mai
volgare, non è egoista. Tutte queste caratteristiche vengono perse nel momento
in cui Giovanni indossa il “feticcio”, un momento del libro che non ho
particolarmente apprezzato forse perché riesuma l’atavica invidia del pene, che
fa pari e patta con la mamma-frigorifero. E di tutto ciò ne ho le palle (ops!)
piene. La presenza di Bradamante come idea, soffio di vento, nuvola dai riflessi
rosa dorati, rimanda alla Scèpa di Evelina e così mi rassicura.
La Simona Baldelli che ho tanto apprezzato e della quale
potrei leggere anche la lista della spesa, è viva e vitale, fuoriesce dalle 406
pagine riuscendo sempre a stupirmi per lo stile e il coraggio delle storie.