Un pensiero al giorno

La gente di ogni parte del mondo oggi cerca la soluzione del problema umano nel progresso scientifico, nel successo politico, professionale e nell'immediata soddisfazione dei bisogni e delle passioni. Accade perciò che, mentre ciascuno invano cerca di difendersi egoisticamente dal sacrificio e dal dolore, in realtà provoca situazioni di inaudita sofferenza a se stesso e agli altri. E' un assurdità, ma costituisce la logica comune. (Anna Maria Cànopi)

giovedì 26 aprile 2012

Se ti abbraccio non aver paura

Easy. E’ questa la parola che mi risuona nella testa già a metà del libro di Ervas. Un libro che, a pochi giorni dalla sua uscita, è già esaurito ed introvabile. Il motivo risiede in un’ottima strategia di marketing che ha creato l’attesa e nel suo essere easy, per l’appunto.
Scrivere di disabilità non è facile e non sempre paga. La gente vuole leggere le disgrazie altrui senza esserne coinvolta più di tanto.
L’autismo è una brutta gatta da pelare perché la cosa peggiore che può capitarti è non riuscire a comunicare con qualcuno. Ti senti sempre uno straniero in terra straniera, al quale è preclusa ogni possibilità di conoscere e capire. Se l’alieno è sangue del tuo sangue, il figlio che avevi tanto atteso e per il quale avevi già ipotizzato un futuro di un certo tipo, ecco che la tragedia non ha mai fine. E’ un colpo dal quale riesci comunque a riprenderti e, volente o nolente, impari a trovare nuovi sistemi di comunicazione. Per sopravvivere, è chiaro!
Nel tempo si instaura un rapporto di auto-mutuo-aiuto. Non si può essere mai certi di chi sostenga l’altro psicologicamente, di chi faccia il paguro e chi l’attinia. Dopo anni di urla apparentemente prive di senso, stereotipie forsennate, corse frenetiche verso l’ignoto, incuranti di ogni ostacolo e possibile pericolo, si arriva al porto della compenetrazione. A quel punto la vita sembra prendere una strada più tranquilla e finalmente si può tentare di riassaporare cose che pensavi non avresti più fatto, come il viaggiare.
Se ti abbraccio non aver paura è un diario di viaggio di Franco insieme ad Andrea. Non viceversa. E’ Franco che ha voglia di evadere. Come non capirlo, d’altronde. Ed infatti tutto scorre easy fino a pagina 260. Si è quasi alla fine del libro. Chi conosce bene l’autismo credo che abbia aspettato l’arrivo di questa pagina. Non poteva non esserci. Sono i punti di rottura prima di un nuovo equilibrio, i momenti di rabbia nei quali si vuole nuovamente imporre il proprio sistema di comunicazione, si vuole normalizzare la situazione. In un batter d’occhio si è presi in un vortice emotivo, si odia tutto, ancor di più la vita che ti ha incatenato a terra, togliendoti la possibilità di fare chissà cosa.
Ma anche qui, a pagina 260, è easy. Sono le emozioni riflesse, che avrebbero avuto un altro impatto sul lettore se le avesse scritte Franco. A pensarci bene, forse è meglio così.
La gente vuole avere l’illusione di essere solidale per 319 pagine ma chiudendo il libro inconsciamente è sicuro di esserne fuori.
La storia di Franco e Andrea appassiona. Sono belli entrambi, dannatamente belli!
Il libro è un messaggio positivo per tutti quelli che la mattina si alzano già lamentandosi del niente; è la conferma del vecchio detto popolare che ti invita a guardare chi sta peggio di te. E lo fa easy. Che vuoi di più?
(foto di Franco Firpo)

1 commento:

  1. Vecchia mia come capisci tutto!!! Come farò io che non sento nulla che abbia la seppur lontana idea di essere easy? Mi metterò i pattini...

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