Un pensiero al giorno

La gente di ogni parte del mondo oggi cerca la soluzione del problema umano nel progresso scientifico, nel successo politico, professionale e nell'immediata soddisfazione dei bisogni e delle passioni. Accade perciò che, mentre ciascuno invano cerca di difendersi egoisticamente dal sacrificio e dal dolore, in realtà provoca situazioni di inaudita sofferenza a se stesso e agli altri. E' un assurdità, ma costituisce la logica comune. (Anna Maria Cànopi)

martedì 29 dicembre 2015

Il Serpente

Il Serpente è la seconda opera di Luigi Malerba pubblicata nel 1966. Il libro racconta di un uomo anonimo , quello che in certe regioni viene definito “un poveretto”, cioè un essere insignificante che attraversa la vita senza essere ricordato da nessuno, tanto meno dagli amici, ammesso che ne abbia.
Ha un negozio di francobolli, ma non è il lavoro che vorrebbe fare, ha una moglie e poi un’amante. Ma sarà tutto vero? Chissà. In realtà il protagonista del romanzo non è neanche lui ma il delirio nel quale si ficca come modo per dare senso a tutta la sua esistenza.
Conosce Miriam – colei che lui definisce come amante – in una filarmonica. A lui piace cantare ma non come gli altri e sicuramente non confuso con essi.

Tutti quelli che cantano in un coro sognano di portare la voce molto più in là di tutti gli altri

Per un uomo ridicolo il canto non può che essere mentale, a bocca chiusa. Solo così può uscire dall’anonimato, essere ripreso dal maestro che non comprende la sua invenzione.
La storia con Miriam è forse un’allucinazione e la stessa struttura del discorso ne conferma il sospetto.

Domandai a Miriam come si chiamasse, Miriam è un nome che mi sono inventato io. Che importanza ha? disse la ragazza. Certo che non ha importanza, ma dovrò chiamarti in qualche modo, dicevo. Puoi scegliere tu un nome. Miriam, dico io.

Di Miriam il protagonista inventa un passato, costruisce un presente e rimane imprigionato nel futuro, in quello che lui teme maggiormente: l’abbandono, naturale conseguenza del suo essere insignificante.

È terribile quando non succede niente per una giornata intera e il giorno dopo è lo stesso e anche il giorno prima non è successo niente

Come ha costruito artificiosamente la sua storia d’amore, così imbastisce anche l’idea del tradimento facendo sprofondare il lettore in un vortice di paradossi, di frasi ripetute ossessivamente fino allo sfinimento. Ogni suo gesto è preceduto dal rimuginìo che alimenta la confusione mentale. È un paradosso anche vivere in un negozio piccolo, polveroso e avere la necessità di liberare la fantasia, di fare uscire le idee come lo sciamare delle api.
Il Serpente è un romanzo che ha lasciato un segno. La sua avanguardia non è solo per la struttura narrativa ma anche per il topos.
Non potendo progettare un futuro con Miriam al protagonista non rimane altra scelta che cannibalizzare la propria storia d’amore ma neanche un crimine così orrendo è in grado di illuminare l’esistenza di un uomo insignificante. La sua assurda perfezione non consente di accusarlo nonostante la confessione.
E tutto termina come era iniziato. Il delirio, àncora di salvezza alla solitudine, lascia il posto alla stanchezza.

Vorrei restare fermo, immobile, in posizione orizzontale, con gli occhi chiusi, senza tirare il fiato, senza sentire voci e campanelli, senza parlare. Al buio

Questo sicuramente prima di un’altra, inevitabile, allucinazione.
 
 

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