Un pensiero al giorno

La gente di ogni parte del mondo oggi cerca la soluzione del problema umano nel progresso scientifico, nel successo politico, professionale e nell'immediata soddisfazione dei bisogni e delle passioni. Accade perciò che, mentre ciascuno invano cerca di difendersi egoisticamente dal sacrificio e dal dolore, in realtà provoca situazioni di inaudita sofferenza a se stesso e agli altri. E' un assurdità, ma costituisce la logica comune. (Anna Maria Cànopi)

lunedì 23 novembre 2020

L'uomo autentico

Mi è capitato spesso di comprare un libro sulla scia delle recensioni e dei commenti entusiastici in rete. È stato così per “L’amica geniale”, “Il commesso”, “Stoner”, ma non era mai accaduto di farlo per un libro disprezzato da molti per il linguaggio crudo, quasi osceno. Ho rischiato, ma l’introduzione di Stephen King era la garanzia che non sarei rimasta delusa.

Non mi piacciono le situazioni di sesso fini a se stesse, né tantomeno il linguaggio finto-sboccato, inseriti nel romanzo per rispettare il principio che un libro che si vende deve avere le tre S: Sesso, Sangue, Soldi. Recentemente ne ho letto uno, che ho comunque apprezzato, nel quale la scandalosità del linguaggio e delle situazioni erano false e, perciò, fastidiose e inutili. E non c’è niente di peggio dell’assenza di autenticità, soprattutto (e paradossalmente) nella finzione.

L’uomo autentico è un capolavoro perché aderente alla realtà descritta: una cittadina americana, gente comune, il “Top of the World” - locale alla periferia di Pasadena, luogo di ritrovo dopo il lavoro e una seconda casa negli anni della pensione. Il protagonista Herman Marshall, non è solo un uomo semplice, è autentico nelle emozioni, nella disillusione, nelle scelte, nella determinazione di fare ciò che si deve. È stato così in guerra, quando ha dovuto uccidere tanti “Nazi”, è stato così in famiglia accudendo la moglie malata di cancro fino alla fine, è stato così nelle soste dei lunghi viaggi con il camion dove è naturale che un vero uomo faccia sesso con generiche e svariate donne. Herman è il più autentico tra gli autentici, anche per il labbro inferiore “da negro”, motivo di dileggio tra i coetanei e di fascino tra le donne. È l’uomo che accetta di fare il suo dovere perché così è generalmente stabilito, è uno che sopporta la fatica, il dolore, ogni tipo di frustrazione. È uno con i propri scheletri nell’armadio, un uomo pieno di contraddizioni che lo logorano giorno dopo giorno.

E poi c’è la vecchiaia carogna, con tutti quegli acciacchi che, lentamente, consumano la dignità della persona. La solitudine incombe, il futuro è solo una parola nel vocabolario. L’uomo autentico deve porre fine alle ingiustizie subite, chiudere i conti con la vita. Se il libro scorre veloce per gran parte della narrazione, il finale viaggia a velocità supersonica con un’esplosione di vitalità che sembra una bestemmia per ciò che accade. Il suo sorriso autentico è l’ultima immagine che chiude la storia.


 

 

 

 

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