Il protagonista fa solo un’avventatezza, esce dalla sua
routine rassicurante decidendo, suo malgrado, di farsi confezionare
l’indumento. Dal momento della decisione anche la sua vita cambia e il cappotto
diventa un oggetto d’amore in grado di suscitare le sensazioni tipiche
dell’innamoramento.
Il cappotto è un mezzo di riscatto anche per il sarto che
passa dal ruolo di semplice riparatore a quello di chi cuce sul nuovo. Due vite
nell’ombra che acquistano visibilità.
Il cambiamento e la forza che deriva dall’amore sorprendono
tutti quelli che ruotano attorno al personaggio, i colleghi di lavoro che
l’hanno sempre deriso, platealmente o meno. L’abito non fa il monaco e questo
loro lo sanno bene tanto da invitarlo ad una cena per festeggiarne l’acquisto e
forse anche per avere un nuovo motivo di dileggio.
L’altra faccia dell’amore è altrettanto forte per uno
abituato a vivere nella mediocrità. Disinganno, rabbia, delusione, disperazione
lo travolgono e solo dopo la morte riesce ad avere un’opportunità di riscatto
nell’essere fantasma, figura che nell’immaginario collettivo evoca sempre
paura. Anche qui l’ulteriore beffa del destino perché il suo ricordo tra i vivi
è impalpabile, effimero, inesistente.
Universale è la descrizione dell’uomo potente che percorre
un secolo di storia mantenendo inalterate le sue caratteristiche di arroganza,
presunzione, ignoranza e volgarità. Non si fa fatica a riconoscere nella
caratterizzazione qualcuno che conosciamo, nonostante siano passati più di 170
anni dalla pubblicazione dell’opera
Nessun commento:
Posta un commento