Ma tu con l’asino
che ci fai?
Io con l’asino sto
Delle molte frasi che ho sottolineato, questa è quella
che meglio caratterizza tutto il racconto di Alessandra.
“L’asino sulla mia strada” è una storia di amicizia, di
pazienza, di lentezza, di conquista. E l’asino ne è il tramite.
Si parte da un dolore profondo che sconvolge la vita dell’autrice.
Tutte le certezze sono spazzate via in un colpo solo e bisogna riscrivere il quotidiano,
modificare gli obiettivi, guardare al futuro con altri occhi.
La ricerca di risposte inizia con un cammino lento, quello
di Santiago; ritornare ad essere pellegrini, cioè a viaggiare fuori per trovare
qualcosa dentro.
Per chi è abituato a vivere in città metropolitane il
contatto con la Natura può avere un effetto dirompente.
Annusiamo poco e
male, tocchiamo distrattamente, non sempre assaporiamo e ancora meno ascoltiamo.
La consapevolezza inizia a farsi strada attraverso i
sensi. Le nuove percezioni schiudono la porta verso il mondo e anche l’asino,
animale domestico associato in ugual misura alla scarsa intelligenza e al
lavoro duro, viene visto con altri occhi.
La storia dell’uomo
con l’asino è costellata di dolore inferto, o nei casi migliori di accennati
gesti di sottesa violenza – male parole, ingratitudine, sovraccarico,
sfruttamento, incuria – che se non arrivano ad essere dolorosi è solo per via
della struttura forte, nel corpo e nell’animo di questo grande e paziente
animale
Il riscatto dell’asino è iniziato con il suo ingresso nei
progetti riabilitativi per persone autistiche o con disturbi psichici. La sua
postura, solida e ferma, è un elemento molto importante per chi ha terrore dei
movimenti improvvisi e rapidi. È anche un animale che può essere accarezzato senza
avere come risposta lo scodinzolamento festoso o la leccata di mani e faccia,
situazioni in grado di destabilizzare una persona autistica scatenando reazioni
di fuga o di autoaggressione.
Da qui a parlare di onoterapia il passo è stato breve. L’asino
ha finalmente trovato il suo momento di gloria nei confronti del cavallo.
Chi mi conosce sa che mi irrigidisco quando sento tutte
le declinazioni possibili con il suffisso –terapia perché il rischio di essere
fraintesi è elevato. Per un genitore che si trova catapultato nell’autismo e cioè
in una realtà difficile, al limite dell’impossibile, impegnativa 24 ore su 24,
qualsiasi cosa abbia la parvenza di eliminare il problema una volta per tutte viene
vista come un miracolo. In questi anni abbiamo letto storie di truffe riabilitative
e mediche che hanno affondato le loro radici nella disperazione
Fortunatamente l’autrice non cade in questo errore. L’asino
è il tramite per la comunicazione, per entrare in contatto con la realtà circostante.
Non guarisce ma può migliorare la qualità della vita di tutti, senza alcuna
distinzione.
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