Un pensiero al giorno

La gente di ogni parte del mondo oggi cerca la soluzione del problema umano nel progresso scientifico, nel successo politico, professionale e nell'immediata soddisfazione dei bisogni e delle passioni. Accade perciò che, mentre ciascuno invano cerca di difendersi egoisticamente dal sacrificio e dal dolore, in realtà provoca situazioni di inaudita sofferenza a se stesso e agli altri. E' un assurdità, ma costituisce la logica comune. (Anna Maria Cànopi)

lunedì 13 febbraio 2012

L'abitudine di esistere

Non tutti sanno chi è Kenzaburo Oe, cosa abbia scritto, ancora meno che abbia ottenuto nel 1994 il premio Nobel per la letteratura.
Il libro “Una famiglia” può essere considerato contemporaneamente un diario, un saggio e un romanzo, incentrato sulla vita di suo figlio Hikari, nato con una grave malformazione cerebrale che ne ha fortemente condizionato la capacità cognitiva e relazionale

Come sarebbe la nostra famiglia se Hikari non fosse stato reso un suo elemento indispensabile? La immagino senza gioia, solo percorsa dal vento freddo della desolazione; e probabilmente, dopo averlo rifiutato, i legami tra i suoi membri sarebbero diventati più fragili.

Si deve partire da questa affermazione presente a metà del libro per capire sia il titolo dell’opera che il percorso personale e artistico dell’autore.
Sul primo ognuno di noi può ritrovarsi, per il secondo la tragedia di un figlio disabile apre la mente ad un’analisi diversa del quotidiano e di tutta la realtà che ci circonda. Ne è un esempio Ennio Flaiano con quel suo modo di guardare la vita con grande acume, spogliandola di ogni orpello per descriverla nella sua cruda verità e riuscendo con ciò a farci sorridere, più o meno amaramente.
Essere un grande scrittore e vivere accanto alla disabilità non sono sempre compatibili; almeno all’inizio.

Ci vuole una certa dose di coraggio – e di coraggio venato di amarezza – per ammettere che ci sono stati e ci sono momenti in cui qualcuno nella mia famiglia non riesce a controllare la rabbia nei confronti di Hikari; e mi riferisco soprattutto a me stesso.

Si capisce che non deve essere stato facile congegnare le proprie aspirazioni con il mestiere di genitore. Kenzaburo Oe non è l’unico ad aver parlato di abitudine a scrivere quale fattore importante per la riuscita artistica di un’opera letteraria

Capita talvolta che mi chiamino per andarlo a prendere quando sono concentrato nella lettura di un libro o mentre sto lavorando alla prima stesura di un romanzo

Cosa significa doversi fermare ogni volta perché c’è qualcos’altro che richiede attenzione? Come ci si sente quando non si riescono a raggiungere gli obiettivi prefissati? La frustrazione è palpabile in alcuni passaggi del libro, ma viene ad essere superata dalla scoperta di una vena artistica anche in Hikari. Tale padre, tale figlio: uno usa le parole per comunicare emozioni, l’altro le note

Se non avesse iniziato a scrivere musica, probabilmente io e la mia famiglia saremmo rimasti per sempre ignari del delicato mondo nascosto nel suo intimo

Hikari è un compositore di musica classica, fortemente influenzato da Beethoven e Chopin prima, e da Mozart e Wagner dopo. E’ il salto di qualità che mette pace nell’animo di un genitore del calibro di Oe.
La nascita di un figlio disabile ti catapulta in un mondo di cui non conosci la lingua, gli usi e i costumi; devi ricominciare da zero, dalle macerie di ogni aspirazione. L’essere uomo e l’essere artista vengono ad essere cancellati, non esistono più; al loro posto solo il vuoto che porta alla disperazione di non riuscire più ad essere, a comunicare. Nel momento in cui vengono forniti ad Hikari gli strumenti che gli consentono di esprimersi, ecco che la farfalla riesce ad uscire dal bozzolo e mostrare la bellezza delle sue ali.
Che piaccia o meno, che trovi estimatori obiettivi o influenzati dal suo essere diverso, la musica di Hikari ha lasciato un segno; ed è questo lo stupore che ha colpito i genitori e i musicisti che si sono offerti di eseguirla.
E’ indubbiamente una storia a lieto fine, grazie all’impegno fisico ed economico di tutta la famiglia Oe. Non posso non pensare a tanti altri casi che non hanno avuto le medesime opportunità, sia per mancanza di soldi che per incapacità dei genitori a sostenere un simile carico di responsabilità. E’ una sconfitta per noi tutti, non solo delle istituzioni. Basta fare lo scaricabarile! L’affermazione di Flannery O’Connor, pur nella sua crudezza, è purtroppo vera

L’atteggiamento sentimentale nei confronti dei bambini portatori di handicap, che implica il tentativo di tenere loro e la loro sofferenza lontani dagli occhi della gente, è paragonabile alla mentalità che ha portato ad alimentare il fumo nei forni crematori di Auschwitz

C’è ancora tempo per fermarsi.

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