Cinque minuti che cambiano l’esistenza di una famiglia e che possono essere ancora più devastanti se entrambi i genitori sono medici e si trovano di fronte a un qualcosa che non è ancora stato classificato né definito. Si parlerà di Sindrome di Asperger più avanti ma prima di allora si dovrà procedere per tentativi ed errori così come in qualsiasi altra sperimentazione scientifica.
L’autismo non può essere considerato una malattia ma un modo di essere e di concepire la realtà che ci circonda per quello che è.
La persona non autistica è spesso un crogiuolo di contraddizioni ed è questo il limite per una comunicazione efficace. Invece la persona autistica vive la realtà secondo uno schema binario: o bianco o nero. Nessun’altra sfumatura di grigio.
Si arriva a capire questo dopo tanti anni, nel momento in cui si prende coscienza che comunicare con nostro figlio equivale ad entrare in terra straniera con regole e linguaggio differenti. Nessuno di noi ha la presunzione di andare tra le popolazioni eschimesi che vivono ai confini della Terra pretendendo di parlare italiano e di cucinare gli spaghetti.
Quando finalmente capita questo, la qualità della vita migliora e interagire con una persona autistica diventa l’esperienza più affascinante del mondo.
Il libro di Maria Grazia Proietti intreccia con grande intensità le sue esperienze di donna, di medico e di madre davanti alla malattia. Non quella del figlio Matteo perché, come già scritto, la persona autistica “è”, ma la sua. Si parla di cancro. Come dire, piove sul bagnato!
È questa la prova più dura da affrontare perché se vivere con una persona autistica insegna a godere del presente, il cancro ti porta a vivere due vite.
Una è quella che si aspettano da te i medici dove recito la parte della malata. Poi c’è la mia vita vera dove sono Maria Grazia: famiglia, Comunità di Sant’Egidio, lavoro, Matteo…la mia quotidianità
Il libro non è propriamente la storia di Matteo nonostante il titolo, ma il racconto della fragilità di Maria Grazia che diventa forza proprio grazie a lui con quel suo “Mamma sei uno schianto!” davanti alla parrucca, anche quando gli effetti della chemioterapia stravolgono i lineamenti del volto.
Il cancro diventa il giro di boa per la crescita di entrambi, soprattutto di Matteo che acquista più sicurezza ed impara ad essere più autonomo
Se la mamma ha la nausea e non può cucinare, allora ci pensa Matteo! Se la mamma ha il braccio dolente per la chemioterapia e non può fare tanti sforzi, allora ci pensa Matteo!
Libro emozionante e non così scontato per questo racconto nel racconto. Interessanti le aperture ai capitoli con stralci tratti dalle favole perché ognuno di noi si è sempre sentito protagonista di una di queste.
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