“Se Arianna” è un libro corale che racconta di una
ragazza cerebrolesa, da quattro diversi punti di vista: quello dei genitori,
del fratello e della sorella. Un’idea vincente per quanto riguarda struttura e stile.
Non è così frequente trovare il racconto della disabilità
fatto da un fratello. I libri di questo tipo si contano davvero sulle dita di
una mano. Ricordo “La stanza di mio fratello” di Anne Icard e “In autobus con
mia sorella” di Rachel Simon perché mi sono rimasti nel cuore e alloggiano
nella parte della mia libreria che unisce tutti i libri che ho più amato,
quelli sottolineati più volte, con frecce gigantesche a rimarcare i passaggi
più significativi, quelli con orecchiette e segnapagine colorate. Qui ci sono
addirittura due diversi sguardi: maschile e femminile.
Avere un fratello disabile è un evento catastrofico perché
toglie affetto e attenzione a quello sano, il quale spesso si sente in colpa
per la sua integrità fisica e mentale. Dopo un primo momento di smarrimento, il
sano è costretto a cavarsela da solo perché i genitori sono sempre impegnati in
visite specialistiche, ricoveri, riabilitazioni. Egli vive quasi ai margini
della famiglia, in silenzio per non dare ulteriore fastidio. Non appena
raggiunge la maggiore età, il sano cerca di vivere la propria vita consapevole
che potrà arrivare il momento in cui sarà chiamato ad occuparsi a tempo pieno
di quel fratello.
Nel libro di Anna Visciani la parte narrata da Daniele è
ironica, divertente pur nella tragicità di certe situazioni (confesso di avere
riso a voce alta in diversi passaggi!). È la parte che ho più apprezzato e che
avrebbe meritato più spazio. È quella più diretta, credibile, a differenza di
certi brani nel racconto di Alice dove i termini tecnici, pur trattandosi
sempre della figlia di due medici, sembrano quasi fare a pugni con la realtà.
Personalmente mi sarei stupita se avessi avuto una figlia che parlasse di
spasticità asimmetrica e distonia accessuale, ma forse sono la meno indicata a
giudicare visto che ho solo una figlia, disabile per di più.
Ho trovato molte corrispondenze con il racconto di Anna e
certe sue emozioni sono anche le mie. Come non essere d’accordo e sottolineare rimpiango solo di non aver avuto l’occasione
di realizzare quello per cui mi ero programmata, con i miei lunghi anni di
studio, con il mio impegno e la mia volontà? Non sono mai riuscita a darmi
una risposta al Perché proprio a me? Penso sempre che i miei studi abbiano
favorito mia figlia, così come Arianna, però doppiamente fortunata.
“Se Arianna” si aggiunge con orgoglio alla fila dei libri
sul tema della disabilità che la casa editrice Giunti ha pubblicato negli
ultimi tempi, aprendo un filone che spero non porti ad un’eccessiva
banalizzazione, scotto che viene pagato quando qualcosa funziona e tutti
vogliono salire sul carro del vincitore.
Nessun commento:
Posta un commento