Un pensiero al giorno

La gente di ogni parte del mondo oggi cerca la soluzione del problema umano nel progresso scientifico, nel successo politico, professionale e nell'immediata soddisfazione dei bisogni e delle passioni. Accade perciò che, mentre ciascuno invano cerca di difendersi egoisticamente dal sacrificio e dal dolore, in realtà provoca situazioni di inaudita sofferenza a se stesso e agli altri. E' un assurdità, ma costituisce la logica comune. (Anna Maria Cànopi)

martedì 23 settembre 2014

Se Arianna

La mia curiosità viene stuzzicata tutte le volte che esce un libro autobiografico scritto da un medico. Se l’argomento è la disabilità - di un figlio per giunta - allora passa veramente poco tempo prima che entri in libreria e lo compri.
“Se Arianna” è un libro corale che racconta di una ragazza cerebrolesa, da quattro diversi punti di vista: quello dei genitori, del fratello e della sorella. Un’idea vincente per quanto riguarda struttura e stile.
Non è così frequente trovare il racconto della disabilità fatto da un fratello. I libri di questo tipo si contano davvero sulle dita di una mano. Ricordo “La stanza di mio fratello” di Anne Icard e “In autobus con mia sorella” di Rachel Simon perché mi sono rimasti nel cuore e alloggiano nella parte della mia libreria che unisce tutti i libri che ho più amato, quelli sottolineati più volte, con frecce gigantesche a rimarcare i passaggi più significativi, quelli con orecchiette e segnapagine colorate. Qui ci sono addirittura due diversi sguardi: maschile e femminile.
Avere un fratello disabile è un evento catastrofico perché toglie affetto e attenzione a quello sano, il quale spesso si sente in colpa per la sua integrità fisica e mentale. Dopo un primo momento di smarrimento, il sano è costretto a cavarsela da solo perché i genitori sono sempre impegnati in visite specialistiche, ricoveri, riabilitazioni. Egli vive quasi ai margini della famiglia, in silenzio per non dare ulteriore fastidio. Non appena raggiunge la maggiore età, il sano cerca di vivere la propria vita consapevole che potrà arrivare il momento in cui sarà chiamato ad occuparsi a tempo pieno di quel fratello.
Nel libro di Anna Visciani la parte narrata da Daniele è ironica, divertente pur nella tragicità di certe situazioni (confesso di avere riso a voce alta in diversi passaggi!). È la parte che ho più apprezzato e che avrebbe meritato più spazio. È quella più diretta, credibile, a differenza di certi brani nel racconto di Alice dove i termini tecnici, pur trattandosi sempre della figlia di due medici, sembrano quasi fare a pugni con la realtà. Personalmente mi sarei stupita se avessi avuto una figlia che parlasse di spasticità asimmetrica e distonia accessuale, ma forse sono la meno indicata a giudicare visto che ho solo una figlia, disabile per di più.
Ho trovato molte corrispondenze con il racconto di Anna e certe sue emozioni sono anche le mie. Come non essere d’accordo e sottolineare rimpiango solo di non aver avuto l’occasione di realizzare quello per cui mi ero programmata, con i miei lunghi anni di studio, con il mio impegno e la mia volontà? Non sono mai riuscita a darmi una risposta al Perché proprio a me? Penso sempre che i miei studi abbiano favorito mia figlia, così come Arianna, però doppiamente fortunata.
“Se Arianna” si aggiunge con orgoglio alla fila dei libri sul tema della disabilità che la casa editrice Giunti ha pubblicato negli ultimi tempi, aprendo un filone che spero non porti ad un’eccessiva banalizzazione, scotto che viene pagato quando qualcosa funziona e tutti vogliono salire sul carro del vincitore.

 

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