Un pensiero al giorno

La gente di ogni parte del mondo oggi cerca la soluzione del problema umano nel progresso scientifico, nel successo politico, professionale e nell'immediata soddisfazione dei bisogni e delle passioni. Accade perciò che, mentre ciascuno invano cerca di difendersi egoisticamente dal sacrificio e dal dolore, in realtà provoca situazioni di inaudita sofferenza a se stesso e agli altri. E' un assurdità, ma costituisce la logica comune. (Anna Maria Cànopi)

giovedì 2 ottobre 2014

La madre di Ettore

“La madre di Ettore” è un libro carico di emozioni perché, al quadro ormai noto dell’autismo, si associa la psicosi grave, i comportamenti ossessivo-compulsivi. È difficile anche per una madre accettare, comprendere e contenere la follia del proprio figlio. Non si può restare impassibili quando tutto quello che è a portata di mano viene spazzato via da un raptus di delirio.
Vivere con la pazzia come compagna costante, imprevedibile ed ingestibile è un’esperienza che mina non solo la sanità mentale individuale, ma anche quella di coppia e familiare.
Il ricovero presso strutture idonee è l’unico mezzo per non distruggere altre vite e si capisce fino in fondo il dramma che vede contrapposti l’amore spontaneo per il proprio figlio e la necessità di salvare l’intera famiglia e l’altro figlio, sano, tratteggiato con brevi cenni carichi di tristezza.
Trovare delle strutture idonee è un’impresa, a dir poco, ciclopica e meraviglia come, a distanza di trentasei anni dalla legge Basaglia, ci siano ancora dei veri e propri luoghi di contenzione del malato psichiatrico al pari di quelli narrati in certa letteratura di fine Ottocento.
L’autrice si mette a nudo in ogni sua emozione, dall’orgoglio ferito di madre a quello di compagna manifestando – paradossalmente in questo – tutta la sua femminilità.
Il libro ha il merito di aprire al dibattito su una società cieca, insensibile, finanche impaurita, davanti alla manifesta alterità e su una situazione psichiatrica che, soprattutto nel meridione, campa come può, aspettando la fine di ogni giorno come una liberazione.


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