Un pensiero al giorno

La gente di ogni parte del mondo oggi cerca la soluzione del problema umano nel progresso scientifico, nel successo politico, professionale e nell'immediata soddisfazione dei bisogni e delle passioni. Accade perciò che, mentre ciascuno invano cerca di difendersi egoisticamente dal sacrificio e dal dolore, in realtà provoca situazioni di inaudita sofferenza a se stesso e agli altri. E' un assurdità, ma costituisce la logica comune. (Anna Maria Cànopi)

venerdì 23 marzo 2012

Il senso dell'elefante

L’elefante è l’unico animale che si occupa del branco senza che ci sia necessariamente un vincolo di parentela. Eccolo qui il senso dell’elefante, di questa specie di medico della savana, che si identifica in Luca che lavora nel reparto di oncologia pediatrica.
Il romanzo ruota intorno a Pietro, il portinaio da poco arrivato a Milano, con un passato difficile da dimenticare e ai suoi rapporti con gli altri condomini, soprattutto con Luca,
Da subito viene descritto Fernando, il ragazzo strambo, di età oscillante dai 20 agli 80 anni, innamorato di Alice, poco importa chi sia se una barista o una prostituta. Ma non è solo questo personaggio, così vero negli atteggiamenti stereotipati a fare del romanzo un ottimo lavoro. C’è tanto di più sia come stile, con numerosi flashback che si intersecano nella struttura di base, lasciando di volta in volta spiragli di luce progressiva alla visione della verità, che come contenuti.
Si parla di solitudine, quella interiore di Pietro, quella reale della madre di Fernando e del padre di Andrea, con in più l’angoscia del dopo-di-noi, che spinge il vecchio al gesto estremo d’amore.
Irrompe in tutta la sua forza evocativa il tema dell’eutanasia, sul quale si può essere o meno d’accordo ma che è un argomento importante in una società liberale e democratica.
La scelta di porre fine alle sofferenze non deve però essere la risultante di un deserto sociale, quasi una decisione obbligata per totale abbandono da parte dello Stato e delle istituzioni che dovrebbero invece farsi carico delle esigenze dei più fragili.
Non c’è solo l’eutanasia tra gli argomenti difficili da trattare senza cadere nella banalità. L’autore introduce il tema della sessualità dei disabili mentali e lo fa con una grazia estrema che commuove chi legge, soprattutto se si trova a vivere situazioni analoghe.
Il finale è un altro elemento che consacra la bravura di Missiroli, le cui origini riaffiorano nel modo onirico, tipicamente felliniano, di raccontare il passato del protagonista e di descrivere l’amata Rimini.
Il libro si legge tutto d’un fiato, vivendo all’interno delle emozioni e riuscendo realmente a vedere tutto quello che accade. Sicuramente la sua naturale evoluzione sarà la trasposizione cinematografica. Aspetto con impazienza questo momento, non facile per chi dovrà dirigere gli attori cercando di mantenere inalterato tutto il senso del romanzo.

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