Ero piccolo, d’accordo. E sporco. Ma vivo, in carne e ossa. E sorridente. Eppure era come se non esistessi.
Dopo poche pagine non si può non restare attaccati alla storia di Manuel, bambino di appena 5 anni che ha vissuto esperienze che vanno oltre la fantasia e che sono tremendamente vere, purtroppo.
Tutto si svolge in un villaggio cileno a 200 km dalla capitale. Una vita misera, nel senso più profondo del termine, emarginato da tutti, bambini compresi, sottoposto a continue violenze fisiche da parte di un anziano che l’ha accolto nella sua altrettanto disgraziata famiglia, e che Manuel chiama nonno, alla ricerca di un affetto che nessuno riesce a dargli. Più volte, nel corso della lettura, viene il sospetto che la storia sia frutto di fantasia, proprio per le brutalità subite da questo bambino e che risultano inconcepibili per noi che viviamo in un’altra realtà; perciò la domanda che viene spontanea porsi è: possibile che nel 1981, quando già erano successe diverse cose in vari campi e lo stesso Cile si stava avviando a destituire il proprio dittatore, capitassero sistematici episodi di violenza su un bambino, uno dei tanti, da indurlo a vivere nella natura, come un animale selvatico?
E la successiva domanda è: possibile che il mondo occidentale non risponda alle richieste di aiuto che tutt’ora arrivano da paesi colpiti dalla carestia, dalle guerre, dalle persecuzioni etniche? Ancora non c’è una risposta. Tutto tace.
Il libro è scritto molto bene e si apprezza che la storia è entrata nelle viscere del narratore, semplice penna, anche se qualificata, al servizio della conoscenza e della catarsi del protagonista.
Mentre da bambini Kipling ci ha permesso di volare con la fantasia nella giungla indiana, desiderando di vivere una vita primitiva così come Mowgli, con Itard e Viktor, il ragazzo selvaggio, icona dell’autismo, divenuto oggetto di numerosi studi ed esperimenti, siamo precipitati nella realtà. E non è necessario essere in mezzo alla foresta.
Il bambino invisibile non è solo Manuel, ma sono tutti quelli che non rientrano in una delle numerose categorie del mondo occidentale e che, sistematicamente, releghiamo ai margini. La nostra violenza si esprime con l’indifferenza. Solo la natura è in grado di accogliere ogni diversità, senza averne paura perché ognuno ha il suo posto in un equilibrio che ha del Soprannaturale
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