Un pensiero al giorno

La gente di ogni parte del mondo oggi cerca la soluzione del problema umano nel progresso scientifico, nel successo politico, professionale e nell'immediata soddisfazione dei bisogni e delle passioni. Accade perciò che, mentre ciascuno invano cerca di difendersi egoisticamente dal sacrificio e dal dolore, in realtà provoca situazioni di inaudita sofferenza a se stesso e agli altri. E' un assurdità, ma costituisce la logica comune. (Anna Maria Cànopi)

domenica 2 giugno 2013

La donna che si immerse nel cuore del mondo


Sono le persone con abilità diverse quelle che apportano cose diverse all’umanità.

E’ uno dei tanti pensieri di Karen, la protagonista di questo romanzo, scritto in prima persona, nome che viene spesso sostituito con IO, presente già dalle prime righe, scandito in maniera monotona mentre, seduta su un telo rosso, si dondola davanti al mare.

Basta molto poco, non solo per capire che si tratta di una persona autistica, ma per entrare nella sua mente e cominciare a pensare come lei. In questo sta la bravura dell’autrice, Sabina Berman, quello di catapultare il lettore nella testa di un’autistica e vedere con più chiarezza la realtà senza le inutili sovrastrutture che cerchiamo di creare.

All’inizio Karen vive come una selvaggia in una vecchia casa abbandonata, che era appartenuta al nonno. Ha i capelli lunghissimi e incolti, le unghie ridotte ad artigli contorti, è sporca, piena di parassiti, non parla e si nutre di ciò che trova, anche la sabbia del mare. Una zia, che ha ereditato la casa e l’attività commerciale del nonno, si prende cura di lei. Ben presto scopre che, se da un lato c’è un ritardo mentale, dall’altro Karen ha grosse potenzialità, perciò impegna tempo e denaro per far emergere la farfalla dal bozzolo nel quale è prigioniera. Per prima cosa le insegna a parlare e poi a scrivere; incolla dei biglietti colorati con il nome scritto sopra su ogni cosa presente in casa e nel giro di poco le stanze sono tappezzate di etichette. Anche la zia, la domestica e l’autista hanno il loro nome attaccato sul petto, come una medaglia al valore.

Il passo successivo, vista l’esperienza poco costruttiva con una scuola speciale, è quello di trovare un’occupazione che sia vicina alle sue inclinazioni naturali e qui, come già con Temple Grandin, si manifesta l’estrema empatia con gli animali. Forse è proprio questo smaccato parallelismo con la vita della Grandin che fa perdere freschezza al racconto: sembra di leggere qualcosa di già sentito.

Per il resto il libro è bello, a tratti commuovente. Molti i passi che sospendono il lettore in una realtà nuova, come quando, per ritrovare serenità, si immerge in acqua e va a fondo attraversando gli strati di vario colore: prima il turchese, poi il verde, l’azzurro e infine il blu profondo. Qui si distende senza pensare più a niente, diventando parte del Tutto. Non è poi così straordinario: basta volerlo, ma il nostro essere “umani standard” non consente tanta spontaneità di gesti. E’ forse Cartesio con il suo cogito ergo sum ad averci rovinato? Per Karen il pensiero non può essere il discriminante dell’esistenza. Lei per prima cosa esiste e poi, solo a volte, con lentezza e difficoltà, e soltanto se strettamente necessario, pensa.

Leggere questo romanzo, al di là della storia, dà nuovi strumenti per capire la persona autistica e per trovare un punto di incontro nella comunicazione

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