Un pensiero al giorno

La gente di ogni parte del mondo oggi cerca la soluzione del problema umano nel progresso scientifico, nel successo politico, professionale e nell'immediata soddisfazione dei bisogni e delle passioni. Accade perciò che, mentre ciascuno invano cerca di difendersi egoisticamente dal sacrificio e dal dolore, in realtà provoca situazioni di inaudita sofferenza a se stesso e agli altri. E' un assurdità, ma costituisce la logica comune. (Anna Maria Cànopi)

mercoledì 26 giugno 2013

Mi chiamo Chuck

L’incipit di un romanzo è la parte più importante, quella che identifica lo stile dello scrittore, la sua capacità di tenere incollato il lettore ad ogni pagina fino alla fine.
In questo libro è tutto molto chiaro da subito, non tanto per il numero di pratiche compulsive ma per la freschezza della narrazione, tipica di una certa classe di scrittori americani.
Si parla di adolescenza, di amicizia, di amore in quest’epoca che vede il web padrone assoluto della vita e della realtà, tanto che il sapere passa solo e unicamente da wikipedia. E’ tramite questa enciclopedia on line che Chuck, il protagonista, scopre di essere affetto da un disturbo ossessivo compulsivo che lo costringe a ripetere lo stesso gesto decine di volte per placare la sua ansia.
A ben leggere, le azioni di Chuck si collocano perfettamente nel quadro così paradossale dell’adolescenza dove convivono gli opposti, dove tutto può essere stravolto da un momento all’altro, dove la vita chiama a gran voce trovando spesso dei ragazzi insicuri e impauriti.
Chi non ha vissuto le stesse inquietitudini? Magari non si è girato per quattordici volte la combinazione dell’armadietto, ma sicuramente si è passati per la fase di lavarsi le mani più volte nella giornata o di alzarsi dal letto mettendo per terra il piede destro, come gesto scaramantico che avrebbe aiutato il favorevole svolgimento del quotidiano.
Chuck non è molto diverso dagli adolescenti di qualche anno fa tant’è che, anche per lui, l’innamoramento e l’amicizia saranno le chiavi che lo aiuteranno a superare le sue insicurezze.
Nel romanzo ci sono trovate molto divertenti: la sorella minore che lo ignora tanto da negargli persino l’amicizia su face book; la neuropsichiatra, di origine indiana, che indossa le sneakers e che parla in modo particolare dando sempre l’impressione di fare una domanda.
Si affonta anche il problema del bullismo, oggigiorno più pressante violento in quanto specchio di quello che viene proposto in televisione, elettrodomestico che, a differenza del passato, è acceso già dalla mattina presto e che vomita immagini e situazioni fuori di ogni controllo.
Il libro è piacevole e, per certi versi, ricorda il primo Woody Allen…e non solo per il disturbo ossessivo-compulsivo

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