Un pensiero al giorno

La gente di ogni parte del mondo oggi cerca la soluzione del problema umano nel progresso scientifico, nel successo politico, professionale e nell'immediata soddisfazione dei bisogni e delle passioni. Accade perciò che, mentre ciascuno invano cerca di difendersi egoisticamente dal sacrificio e dal dolore, in realtà provoca situazioni di inaudita sofferenza a se stesso e agli altri. E' un assurdità, ma costituisce la logica comune. (Anna Maria Cànopi)

domenica 30 marzo 2014

Il posto di Giacomo

Come ho fatto a farmi sfuggire questo libro? È stata la prima cosa che mi sono detta, e dire che ne ho letti di libri che trattano la disabilità!
“Il posto di Giacomo” è un libro che ognuno dovrebbe leggere, compreso noi genitori che viviamo la disabilità dei nostri figli con sudore e lacrime perché, strano a dirsi, anche noi soggiaciamo spesso, inconsapevolmente, ad una serie di luoghi comuni.
Il primo di tutti è l’incomunicabilità dell’autismo e il fatto che per alcuni sia assente il linguaggio, non significa che non pensino o, peggio, non provino emozioni.
Le manifestazioni di abnorme irritabilità, di ipercinesia, le stesse stereotipie sono conseguenza di disturbi dei quali noi non riusciamo a comprenderne la portata.
Il secondo luogo comune è che queste persone, messe nella condizione di potersi esprimere, non possano avere un mondo talmente ricco, bello e profondo da rimanerne ammaliati. Ho cominciato a leggere il libro con il preconcetto che, essendo stato scritto con la tecnica della scrittura facilitata, non fosse tutto frutto della mente e della creatività di Giacomo. Un grande peccato di presunzione di cui mi scuso con lo scrittore. Per noi che pensiamo di trovarci dalla parte giusta della barricata è facile cadere nel tranello di sapere tutto di tutti.
Bastano infatti poche righe per capire che quello che viene raccontato è vero, è proprio la storia di Giacomo, narrata in prima persona e non potrebbe essere diversamente perché ciò che viene descritto non è mai stato sperimentato da nessuno di noi scarsamente generici, neanche da quelli dotati di una straordinaria fantasia.
Leggere i suoi pensieri, le descrizioni così particolareggiate dello stato emotivo, apre la mente alla comprensione dell’altro. Si pensa che un genitore capisca fino in fondo il proprio figlio, anche e soprattutto quello con autismo. Non è sempre così e il motivo è il peccato di presunzione di cui sopra. Quanti genitori affermano «No, mio figlio non è capace di fare questo!» oppure «No, non parla!» e così dicendo insinuano la paura malcelata che sia anche ritardato, come se la mancanza di parola sia un ulteriore minus che si va a sommare a tutti gli altri.
Giacomo ha avuto una famiglia che lo ha sostenuto e, quando la sfiducia e la stanchezza ha pervaso alcuni di loro, la madre ha combattuto la battaglia fino in fondo.
Trovare il sistema comunicativo comune è la chiave che cambia la vita. Di tutti.
Giacomo ci sa fare con le parole, scegliendole con cura. Che questa capacità sia attribuibile al fatto che scriva meno velocemente di quanto pensi e che rimangano lì, nella sua mente, è poco importante. È uno scrittore e un poeta di grande talento e come tutte le persone straordinarie in un determinato campo dell’Arte, ha degli artifici e delle tecniche che non sono e non devono essere argomento di una valutazione critica. Nessuno di noi sa cosa avveniva nella mente di Dostoevskji o di Tolstoj, che percorso facevano le parole prima di essere fissate per sempre. Ci piacciono, il loro talento è universalmente riconosciuto e siamo contenti che la Vita ci abbia dato l’opportunità di conoscerli.
Lo stesso vale con Giacomo. Sono felice di avere avuto tra le mani questo libro, di averlo letto e di avere capito tante cose. Anche di mia figlia.

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