Un pensiero al giorno

La gente di ogni parte del mondo oggi cerca la soluzione del problema umano nel progresso scientifico, nel successo politico, professionale e nell'immediata soddisfazione dei bisogni e delle passioni. Accade perciò che, mentre ciascuno invano cerca di difendersi egoisticamente dal sacrificio e dal dolore, in realtà provoca situazioni di inaudita sofferenza a se stesso e agli altri. E' un assurdità, ma costituisce la logica comune. (Anna Maria Cànopi)

sabato 7 giugno 2014

Libere donne di Magliano

L’uomo è come un buco dentro la terra, ogni volta che si scava più profondo viene fuori altra sostanza e terra più nera o più scialba o roccia o squama e ogni volta è un mistero che genera meraviglia
È la frase che meglio riassume chi, come Mario Tobino, ha passione, curiosità, attenzione, accoglimento per i moti dell’animo umano, cioè di tutto quello che dietro la fronte. Solo così si riesce a capire il perché lo scrittore abbia vissuto per 35 anni all’interno del manicomio di Maggiano arrivando ad affermare, con una serenità invidiabile Ho sempre avuto frequenza con i deliri e non ci sono neppure stato male.
Grande appassionato e studioso di Dante, Tobino ha uno stile che oscilla tra il pragmatismo e il lirismo, come quando scrive Il manicomio è pieno di fiori, ma nessuno riesce a vederli.
Sicuramente non si riferisce solo alla parte della pianta di vario colore e profumo ma anche agli internati la cui grazia non viene mai messa in discussione, anche nei casi più gravi ed emblematici, perché esseri umani.
Nonostante i deliri è difficile non appassionarsi alle loro storie.
C’è la Berlucchi, la delirante di autoaccusa, che si trapassa da parte a parte il torace con un ferro da calza; la Lella la cui follia nasce da qualcosa che non avrebbe dovuto vedere. Per un certo periodo di tempo vive separata dalle altre malate occupandosi dei medici e di Tobino in particolare; accudisce diversi piccoli animali e i garofani che ogni sera vengono puntualmente recisi da una suora. Dispetto? Delirio di persecuzione?
Anche le suore sono inserite in questo caravanserraglio di varia umanità. Oltre al gruppo che lavora là dentro, c’è suor Palazzo, suora di clausura, convinta di aver ricevuto il mandato di fondare un nuovo Ordine Religioso, del quale lei ha il supremo potere e con il quale governare il mondo. Tiene in mano una pantofola di gomma che brandisce come un’arma quando capisce di non essere presa sul serio.
Ci sono due sorelle, una con delirio di persecuzione e l’altra che l’ha seguita dentro le mura assecondando e sposando quella stessa allucinazione per non abbandonarla.
C’è la Gabi, oscillante tra deliri di gelosia e vera ossessione, ex fidanzata di un uomo importante, morto suicida, viene avviata al bordello dalla madre e lì incontra il marito che poi la farà internare.
C’è una bellissima giovane di Livorno che viene ricoverata e messa per sei giorni nel reparto delle agitate, all’alga, cioè solo con l’erba marina come giaciglio e coperta (sistema usato per le più furiose che distruggevano ogni cosa). Passato quel breve periodo sembra come risvegliarsi da un incubo e ritornare ad essere la ragazza pudica e rispettosa di sempre. Il fratello la porta a casa, dal suo fidanzato, ignaro di quanto accaduto perché in viaggio.
Sembra un controsenso il titolo del romanzo, quel libere donne, quando la pazzia in realtà domina la loro psiche. La libertà di cui si parla è proprio quella di espressione, anche nelle allucinazioni più gravi, senza l’uso indiscriminato degli psicofarmaci che, se da un lato sedano, dall’altro tolgono l’autonomia di essere.


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