Un pensiero al giorno

La gente di ogni parte del mondo oggi cerca la soluzione del problema umano nel progresso scientifico, nel successo politico, professionale e nell'immediata soddisfazione dei bisogni e delle passioni. Accade perciò che, mentre ciascuno invano cerca di difendersi egoisticamente dal sacrificio e dal dolore, in realtà provoca situazioni di inaudita sofferenza a se stesso e agli altri. E' un assurdità, ma costituisce la logica comune. (Anna Maria Cànopi)

mercoledì 18 marzo 2015

Smarrirsi. La mente nel labirinto

Quanti sono i libri che meriterebbero una maggiore visibilità e che invece rimangono nascosti! Sono delle perle di inestimabile bellezza che rapiscono la mente e che sono seppellite da centinaia e centinaia di romanzi senza spessore, figli di un marketing improntato sulle tre S: sesso, sangue e soldi.
Quando il caso ti porta alla scoperta di queste meraviglie, ti senti un privilegiato, un inconsapevole predestinato alla sua diffusione perché la bellezza delle parole possa essere condivisa e vissuta da tutti.
Ho letto diversi libri sull’Alzheimer ma questo è assolutamente straordinario perché vero. La verità è bellezza proprio nella sua essenza e apparente semplicità.
Quali sono le emozioni che gravitano attorno ad un quadro così devastante come il progressivo deterioramento cognitivo?
Qual è il vissuto di chi subisce indirettamente la malattia?
Il dolore che viene raccontato è qualcosa che riconosciamo, al di là del contesto specifico. Questo libro racconta anche il mio dolore. È un sentimento strisciante, subdolo che, giorno dopo giorno, prosciuga ogni risorsa fisica e mentale; è quell’essere legato mani e piedi ad una situazione imprevedibile che nessun esperto potrà mai raccontarti né tanto meno capire; è essere attirato lentamente verso un baratro dove alla fine è più semplice – quasi liberatorio – buttarsi.
Ci vuole invece coraggio ad arrivare sul ciglio del precipizio e cominciare a fare dei piccoli passi indietro. È temerario chi sceglie di vivere, di volersi bene, rispedendo al mittente anni di sensi di colpa che ormai fanno parte della nostra cultura.
Ieri mi sono svegliata con una profonda consapevolezza: lui è malato di Alzheimer, io no.
Come una pietra su cui è ancora possibile fondare qualcosa. Io no
Arrivare ad affermare questo significa essere saliti sopra alla barca che si è rovesciata, quel resalio degli antichi che ha generato un neologismo: la resilienza.
Chi si prende cura di colui che cura? Il burnout in medicina trova scarsa applicazione nelle famiglie che si trovano a vivere una situazione di grande disagio, qual è la malattia mentale. La solitudine è il comune denominatore, una solitudine sia dentro che fuori la famiglia. Un sentimento figlio dell’ignoranza perché pensiamo di essere inadeguati, che occorrano competenze per sostenere i familiari di persone con disabilità mentale. Basta un semplice sorriso, un “buongiorno!”, una stretta di mano per cambiare il corso di una giornata. Chi soffre lo fa con dignità, non è portato a sbandierare ai quattro venti le tragedie che si trova a vivere quotidianamente, perciò un sorriso non è l’inizio dello sciorinamento delle disgrazie, ma l’apertura alla vita. Un sorriso può essere donato e, nella sua semplicità, è generatore di benessere. Ogni gesto d’amore, passato e presente, aiuterà i gesti d’amore di chi vive accanto alla malattia.
È il bacino dal quale attingere in tutti i momenti difficili, è il posto dei pensieri felici che inaspettatamente riaffiorano per operare un oblio terapeutico del presente.
La disabilità è una prova difficile da affrontare, l’esperienza non è trasmissibile proprio per l’unicità di ognuno di noi. Si impara sulla propria pelle a vivere il presente, guardando con nostalgia e disincanto ai progetti di vita che sono stati così importanti per noi e che sono il fulcro di una società malata di iperattività. È proprio in tale condizione di difficoltà che appare in lontananza il progetto di salvezza al quale è bene abbandonarsi senza riserve. Che sia Dio o il Destino, poco importa. È un ulteriore atto di coraggio che viene richiesto quando tutto sembra perduto, è un atto di fede incondizionata che però spalanca la porta alla vita perché tutto quello che si è sperimentato in termini di sofferenza psichica non sia stato vano.



 

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