Un pensiero al giorno

La gente di ogni parte del mondo oggi cerca la soluzione del problema umano nel progresso scientifico, nel successo politico, professionale e nell'immediata soddisfazione dei bisogni e delle passioni. Accade perciò che, mentre ciascuno invano cerca di difendersi egoisticamente dal sacrificio e dal dolore, in realtà provoca situazioni di inaudita sofferenza a se stesso e agli altri. E' un assurdità, ma costituisce la logica comune. (Anna Maria Cànopi)

sabato 18 luglio 2015

Therese Raquin

Oscar Wilde lo ha definito “un capolavoro dell’orrido”. Non si può che essere d’accordo. Stupisce come, a distanza  di quasi 150 anni, questo romanzo abbia una straordinaria attualità di linguaggio e descriva situazioni in modo preciso, analitico evitando ridondanze stilistiche presenti in altri scrittori dello stesso periodo.
La trama è semplice: c’è un lui (il marito), una lei (la moglie) e l’amante di lei. Su tutti incombe l’egoismo che li incatena e li unisce.
I protagonisti sono descritti principalmente nei loro temperamenti e l’aspetto esteriore ne è la diretta conseguenza. L’uso della classificazione omeopatica delle costituzioni, aspetto complesso e sicuramente poco letterario, e poi la descrizione minuziosa dei segni clinici e psichici della malattia di Charcot (sclerosi laterale amiotrofica), fanno di questo romanzo un caso veramente unico per il coraggio di affrontare situazioni particolari e per la bravura descrittiva.
Camille, il marito, linfatico, viene descritto come persona molliccia sia nel fisico - le sue gracili membra avevano movimenti lenti e flaccidi - che nella psiche.; Laurent, l’amante, sanguigno, è un uomo alto, forte, dal collo largo e corto, dall’andatura un po’ pesante, i movimenti lenti e precisi; Therese, la moglie, nervosa, si presenta apparentemente passiva, ma in lei traspare un’agilità felina, muscoli veri e possenti, un’energia, una passione, che dormivano nella sua carne assopita.
La penombra caratterizza tutto il racconto a partire dalla casa bottega nel passaggio del Pont-Neuf.
Therese vive una vita da sepolta viva, chiusa nella bottega di merceria ad aiutare la suocera. Affidata alle sue cure da quando era bambina, è inevitabile che diventi la moglie del figlio, un destino al quale non può sottrarsi e che accetta per convenienza. Dopo la morte di Camille, ucciso dai due amanti, anche l’anziana donna diventa una sepolta viva, colpita da una paralisi progressiva che la racchiuderà, viva e cosciente, in un corpo morto, privo di ogni movimento.
Una cicatrice sul collo di Laurent, è il segno lasciato dai denti di Camille prima di morire. Sarà il marchio visibile dell’infamia perpetrata ad un amico, la spia del suo stato emotivo diventando incredibilmente rossa, dolente ad ogni forte emozione (lui che è un sanguigno!), sarà prima oggetto di desiderio di Therese e poi motivo del suo ribrezzo.
Il romanzo è soprattutto il racconto del rimorso e del conseguente cambio di rapporto tra i due amanti. L’omicidio di Camille accade prima di arrivare alla metà della storia, tutto il resto è occupato dal tormento psicologico e dall’innescarsi di una nevrosi. I due amanti passano dagli incubi notturni nei quali rivivono il fattaccio, a uno stato di calma apparente nel periodo di vedovanza necessario prima che Therese possa risposarsi senza destare alcun sospetto, alla mancanza di fiducia dell’uno verso l’altro, al rimpianto di una vita che avrebbe potuto essere felice, al disprezzo fino al desiderio di vedere l’altro morto.
I due amanti non riescono più a nascondere i loro sentimenti e l’anziana donna si trova costretta ad assistere ai loro litigi, immobile, incapace di urlare il proprio dolore alla rivelazione del loro crimine. Un tormento che lo scrittore analizza perfettamente e con grande forza.
Quando Therese vede nelle mani di Laurent la boccetta del veleno e lui intravede il bagliore della lama di un coltello nelle mani di lei scatta la disperazione, l’incapacità di sopportare l’orrore. Scoprire che l’altro aveva pensato la stessa cosa, li getta nello sconforto. Ormai non c’è più niente che valga la pena vivere, perciò si uccidono davanti agli occhi vivi, penetranti della suocera.
Libro che già occupa il posto privilegiato della mia biblioteca personale per la intensità e scrupolosità con la quale ha descritto una malattia complessa che allora veniva descritta e studiata per la prima volta.

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