Un pensiero al giorno

La gente di ogni parte del mondo oggi cerca la soluzione del problema umano nel progresso scientifico, nel successo politico, professionale e nell'immediata soddisfazione dei bisogni e delle passioni. Accade perciò che, mentre ciascuno invano cerca di difendersi egoisticamente dal sacrificio e dal dolore, in realtà provoca situazioni di inaudita sofferenza a se stesso e agli altri. E' un assurdità, ma costituisce la logica comune. (Anna Maria Cànopi)

mercoledì 9 settembre 2020

Il bacio al lebbroso

Già dalle prime battute si delinea la figura di Giovanni Peluèr. È appena mattina, al risveglio, poche persone possono essere sicure di avere un aspetto gradevole. Non è il caso di Giovanni: basso, le guance infossate, il naso lungo e aguzzo, la pelle rugosa, i denti cariati. Più avanti lui stesso si definirà miserabile preda per il pozzo sacro di Sparta. Quando alla controra il padre riposa (un’immagine che inevitabilmente riporta al Marchese del Grillo), lui preferisce uscire, buttarsi nel caldo pomeriggio perché le strade sono deserte, non ci sono le ragazze sedute sulla soglia delle case, intente a cucire o semplicemente a parlare tra loro, che solitamente lo scherniscono con sorrisetti e occhiate eloquenti. Al di là dell’aspetto fisico che lo induce ad un’incuria nel vestire, tende a comportarsi in un modo alquanto strano. Non sapeva riflettere senza corrugare la fronte, gestire, ridere, declamare versi, pantomima per cui tutto il villaggio lo beffava

Vive con il padre, Gerolamo, possidente terriero, più spesso a letto per dolori reumatici. La madre è morta di tubercolosi quando lui era ancora piccolo e probabilmente la gracilità del suo essere può essere attribuita alla consunzione cronica che lo ha colpito già in utero e che ricercherà come unica salvezza possibile. La zia di Giovanni, sorella minore del vecchio Gerolamo, è certa di sopravvivere non solo al fratello, ma anche al nipote; tutte le ricchezze dei Peluèr passerebbero così a lei e poi a suo figlio.

Giovanni è molto religioso; la religione è per lui un rifugio e l’adorazione alla Vergine Maria un surrogato alla precoce scomparsa della madre. In chiesa rimane colpito da Noemi d’Artiel, una diciassettenne dal volto ancora adolescenziale su un corpo robusto di donna e rimane sconcertato nell’apprendere che la ragazza ha accettato di sposarlo su insistenza del parroco. Le farò orrore, dirà a bassa voce. Noemi sembra la donna giusta per Giovanni in quanto non cerca nel matrimonio una gioia carnale, inserendola nella schiera di donne che mantengono una candida ignoranza nonostante le molteplici gravidanze.

La prima notte di nozze è un disastro e lo scrittore gli dedica un capitolo molto breve. Giovanni Peluèr dovette combattere a lungo, prima contro la propria frigidità, poi contro una morta. All’alba un gemito fioco segnò la fine d’una lotta durata sei ore. Madido di sudore Giovanni Peluèr non osava muoversi, più schifoso di un verme vicino a quel cadavere finalmente abbandonato.

I novelli sposi ritornano dal viaggio di nozze prima del tempo suscitando i pettegolezzi della gente. La sollecitudine di Noemi verso il suocero come una dama di S. Vincenzo, le sue costanti presenze in chiesa dove si attarda a pregare con il volto coperto dalle mani, dirimano ogni insinuazione. Giovanni riprende le sue uscite cercando di fare tardi il più possibile perché si accorge dell’appassimento della moglie, della sofferenza dell’anima e del corpo. Era lui, lui, Giovanni Peluèr che illividiva quegli occhi, che scolorava quelle orecchie, quelle labbra, quelle gote: bastava la sua presenza a consumare quella giovane vita. Così disfatta gli era ancora più cara. Quale vittima fu più amata dal carnefice?

Su insistenza del parroco, Giovanni va a Parigi per portare a termine uno studio storico, ma è un giovane indolente per costituzione e temperamento perciò passa le giornate seduto al bar o a camminare. La vergogna di sé non gli permette neanche di godere dei piaceri dell’amore meretricio. Questa sottomissione senza disgusto facevano provare a Giovanni un dolore peggiore di quando Noemi, con tutto il suo corpo, gli gridava “No!” Nelle lettere che riceve da casa si racconta del rifiorire di Noemi e questo non fa che confermare l’influenza negativa che il suo aspetto ha sulla moglie.

Improvvisamente viene richiamato. Il parroco è preoccupato da ciò che Noemi gli confessa: si sente preda delle tentazioni. L’oggetto del desiderio è un giovane dottore giunto al villaggio per sostituire il vecchio medico alle prese con la tubercolosi del figlio. Giovanni ritorna ancora più debole e magro: è l’inizio di una lenta, consapevole discesa verso la malattia, di cui in parte è impregnato, ma che egli favorisce con visite giornaliere al letto del figlio morente del medico.

Noemi vive con intensità emotiva la contraddizione di provare dolore nel vedere Giovanni spegnersi e sentirsi contemporaneamente sollevata, perché presto liberata da una schiavitù. La notte chiamava Giovanni perché le venisse accanto e siccome lei faceva finta di dormire, lui si alzava e gli dava dei baci, quei baci che in altri tempi le labbra dei santi ponevano sui lebbrosi.

Interessante è lo stralcio dal libro di Nietzsche che Giovanni legge quando va a trovare il figlio del medico. Che cosa è il bene? Tutto ciò che esalta nell’uomo il sentimento della potenza, la volontà di potenza, la potenza stessa. Che cosa è il male? Tutto ciò che ha radice nella debolezza. Periscano i deboli e i falliti; e si aiutino anche a sparire. Che cos’è più nocivo di qualunque vizio? La pietà che chi è nato ad agire sente per gli spostati e per i deboli: il Cristianesimo. In queste poche righe c’è tutto il senso del libro e anche del pensiero di Mauriac. Lo scrittore, che si è autodefinito “un cattolico che scrive romanzi”, ha un Cristianesimo di tipo sentimentale. Ho una fede da bambino; sono uno di quelli che si accostarono alla prima comunione con un vero incanto – disse in un’intervista a Guido Piovene. I suoi personaggi sono spesso tormentati e vivono storie conflittuali che non sempre si risolvono con la morte. Dalle sue pagine, spesso stupende, germinano i fiori del male. È stato definito il romanziere della concupiscenza, attratto, affascinato dal mostro che è in agguato dentro l’uomo, al quale deve necessariamente contrapporsi la Grazia. Il nodo da sciogliere è quello tra anima e corpo che, secondo Pascal, non sono in punti contrapposti, separati da un abisso, ma sono stranamente avvinti e provocano il contrasto e la tragedia del cristiano. Desiderare, amare; per Mauriac un amante carnale è molto vicino a un amante di Dio. Basta un niente per precipitare nella voragine dei sensi o per elevarsi alla Grazia.  


 

 

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