Un pensiero al giorno

La gente di ogni parte del mondo oggi cerca la soluzione del problema umano nel progresso scientifico, nel successo politico, professionale e nell'immediata soddisfazione dei bisogni e delle passioni. Accade perciò che, mentre ciascuno invano cerca di difendersi egoisticamente dal sacrificio e dal dolore, in realtà provoca situazioni di inaudita sofferenza a se stesso e agli altri. E' un assurdità, ma costituisce la logica comune. (Anna Maria Cànopi)

sabato 7 settembre 2013

Wonder: sei un fenomeno!

Ancora una volta la casa editrice Giunti esce con un libro veramente bello, a partire dalla copertina con quella bandella che diventa un comodo segnalibro.
Il progetto editoriale nasce dopo l’incontro dell’autrice con una bambina affetta da una malattia rara: la disostosi mandibolo-facciale che provoca una grave deformazione del volto.
Si trovava al parco con il figlio più piccolo; appena l’ha vista, d’istinto, si è allontanata per paura che il bambino si potesse spaventare o, peggio, dire qualcosa. Alle sue spalle ha sentito la mamma della ragazzina che diceva che era giunto il momento di andarsene con la calma e forse la rassegnazione di chi subisce comportamenti del genere ogni giorno della propria vita.
La storia è quella di August che per la prima volta frequenta una scuola pubblica. Finchè aveva potuto, la madre gli aveva fatto da insegnante ma, all’arrivo delle medie, aveva deciso, non senza tante incertezze e ripensamenti, che era giunto per lui il momento di stare con gli altri.
Il suo inserimento sociale viene raccontato da diversi punti di vista, compreso quello di August stesso. Lo stile narrativo abbraccia intere generazioni e il romanzo è veramente per tutti, grandi e piccoli. Le varie voci narranti permettono di poter trovare quella più vicina al nostro sentire.
Personalmente ho ritrovato molti punti in comune con Olivia, la sorella, divisa sempre tra sentimenti contrastanti: l’amore viscerale per il fratello e l’insofferenza di doversi trovare accomunata allo stesso destino di discriminazione sociale. Non è facile per un’adolescente e ancor meno per una donna di 54 anni.


 

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