"Chiedi alla luna" è uno dei romanzi più belli
che abbia letto da quando ho imparato a farlo.
Bello nella struttura, dove anche il cambio del carattere
rientra nell'opera e catapulta il lettore nelle dinamiche contorte di una mente
schizofrenica. Non appena si passa dal font classico di un libro di narrativa a
quello caratteristico di una macchina da scrivere, è immediato il viraggio del
sentire del lettore, si è veramente risucchiati nel vortice dell’ansia, dei
pensieri incatenati alla ricerca di un senso che porti tranquillità.
L’incipit è di quelli fulminanti Meglio dirlo subito: non sono un bravo ragazzo come a mettere le
mani avanti per tutto quello che verrà narrato subito dopo.
La morte del fratello, affetto da sindrome di Down,
incide su tutta la famiglia portando alla superficie le varie fragilità.
Il senso di colpa per un atto che viene solo supposto per
tutto il romanzo, spinge ogni componente a una reazione diversa. Nonna Noo è l’unica
figura in grado di mettere ordine alle difficili dinamiche familiari, il
personaggio forte che rimette insieme i pezzi di una famiglia travolta da un
doppio dolore: la morte del primogenito e la malattia mentale reattiva del
secondo.Per certi versi il romanzo richiama alla mente “Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte” di Mark Haddon ma, a differenza di questo, non si impantana in situazioni stilistiche che rendono pesante la lettura.
L’uscita del libro di esordio di Nathan Filer è stata preceduta dal clamore suscitato in Inghilterra e dalla rapida vendita dei diritti di traduzione in ben dieci paesi. Per la prima volta posso dire che le attese non sono state disilluse.
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