Ho trascorso almeno metà della mia infanzia e giovinezza
a Tropea tra colori e profumi che questo libro di Carmine Abate mi ha riportato
alla mente. Sento ancora l’aroma di peperoni arrosto che si mischia con l’odore
selvatico di certi antri di antichi palazzi nobiliari, mai toccati dalla luce
del sole, oppure il chiacchiericcio indistinto del meriggio che si confonde con
il frinire delle cicale.
Un romanzo epico che avvolge in un abbraccio l’esistenza
di una famiglia calabrese, legata anima e corpo al Rossarco, una collina
allungata a pochi chilometri dal mare Ionio.Nascita e morte vengono ad essere rappresentate in questo luogo lungo un arco di tempo di quasi cento anni. Si comincia con il capostipite Alberto, scavatore in una miniera di zolfo, che aveva acquistato tutta la collina, fondo dopo fondo; c’è poi Arturo, con un grande segreto da custodire, Michelangelo, il primo della famiglia ad andare fuori a studiare e Rino, con l’ingrato compito di chiudere i conti in sospeso con la storia e la vita.
Il dialetto calabrese è presente in gran parte del romanzo senza per questo renderne difficile la lettura.
Bello, emozionante con un pizzico di suspence che non stona.
Per sempre è un'espressione effimera che racchiude la nostra voglia caparbia di perdurare nel tempo. Non esiste nulla per sempre, a parte le cose tangibili, ritenute erroneamente inanimate, come le pietre di fiumara, le montagne della Sila, il mare nostro, il vento. Per sempre è la collina del Rossarco
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