Un pensiero al giorno

La gente di ogni parte del mondo oggi cerca la soluzione del problema umano nel progresso scientifico, nel successo politico, professionale e nell'immediata soddisfazione dei bisogni e delle passioni. Accade perciò che, mentre ciascuno invano cerca di difendersi egoisticamente dal sacrificio e dal dolore, in realtà provoca situazioni di inaudita sofferenza a se stesso e agli altri. E' un assurdità, ma costituisce la logica comune. (Anna Maria Cànopi)

mercoledì 14 agosto 2013

E' più tardi di quanto credi


La bellezza di internet, per chi come me ha frequentato biblioteche e consultato cataloghi alla ricerca di libri e pubblicazioni, risiede nella possibilità di trovare, con un semplice click e stando comodamente a casa con le pantofole ai piedi, romanzi ormai introvabili se non in piattaforme mondiali di libri antichi e usati.
Di Gilbert Cesbron, scrittore di ispirazione cattolica, avevo letto da ragazzina “Cani perduti senza collare”, rimanendo profondamente colpita. Forse è proprio da lì che è partita la mia scelta di ricercare storie particolari, controcorrenti, che sapessero descrivere bene, in pienezza, ogni emozione senza tirarsi indietro, avendo il coraggio di dare anche parte di sé.
“E’ più tardi di quanto credi” è un romanzo pubblicato nel 1967 e che affronta il problema dell’eutanasia; sicuramente una scelta coraggiosa, oltre che difficile per chi deve congeniare un credo con la realtà della vita.
Il matrimonio di Gianni e Gianna è apparentemente felice, mancherebbe solo un figlio ma è una decisione che imporrebbe la re-iscrizione della loro unione con Gianni in un ruolo di maggiore responsabilità.
Questo loro idillio viene ad essere minato nel profondo dalla scoperta di Gianna di avere il cancro al seno. Comincia così una terribile recita, con lei che si sente colpita nella sua più profonda essenza (ricordo che nel 1967 si operava una mastectomia radicale senza ricostruzione) e mantiene questo terribile segreto con la complicità di Gianni che è a conoscenza di tutto e rifiuta di considerare l’eventualità di perderla.
Aggredita dal male, Gianna tenta il suicidio prima che il cancro possa trasformarla in una larva. Viene salvata in extremis dal marito ma comincia ad insinuarsi in lui l’idea di assecondarne la richiesta di eutanasia. Gianni entra così in un vortice. Per la prima volta si trova a dover decidere senza demandare ad altri e sceglie il male minore per lui o la soluzione più giusta, dipende da che parte si voglia leggere questo finale, se con spirito cristiano o laico. Tormentato dai sensi di colpa, cercherà un sollievo nella giustizia umana ma sarà solo con la fede e con il soccorso ai malati terminali che ritroverà la pace.
Bellissimo romanzo per l’audacia di raccontare un problema che ra tabù in quegli anni. La parola cancro veniva solo sussurrata, mai detta apertamente per paura di esserne colpiti. Si moriva, e ancora si muore, per una lunga malattia o per un brutto male e parlare di morte dignitosa nel lontano 1967 rende questo lavoro meritevole di una riedizione.
 

 

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