227 pagine lette in una notte, incollata alla sedia e
commossa fino alle lacrime in un paio di situazioni.
Per chi conosce la sofferenza e la maledizione di
procedere un passo alla volta, senza preoccuparsi di quello che verrà dopo, né tantomeno
ricordare tutto quello che è stato prima, questo libro colpisce in alcuni
passi, quelli nei quali siamo ancora lontani da quella invidiabile serenità,
conquistata a prezzo di tante lacrime.
Dal punto di vista narrativo, il libro scorre veloce e i
termini medici sono inseriti quel tanto che consente di capire meglio la
situazione, senza strafare perché questo è un libro sull’Amore, questo
sentimento così tanto celebrato, spesso in maniera completamente errata.
Amore significa anche lasciare andare, non trattenere. E’
una cosa molto facile a dirsi più che a farsi, soprattutto quando si è davanti
all’ineluttabilità di una diagnosi che non lascia speranze. Allora è Amore
decidere di dare più vita ai giorni che giorni alla vita. Questa frase risuona
diverse volte nella narrazione e mi piace, la condivido in pieno. Bisognerebbe
scriverla e appenderla in un posto in modo da averla sotto gli occhi ogni
giorno della nostra vita.
Dei tanti libri che raccontano di storie difficili
accanto alla malattia e alla disabilità, questo è uno dei migliori perché c’è
la semplice storia senza l’autocompiacimento della sfortuna che pone l’Eletto
tra la schiera degli Intoccabili.
Si viene portati per mano nelle stanze di questa famiglia
e se ne condivide il quotidiano anche nei momenti di sconforto e rabbia che ci
sono e sono tanti.
Chi si cimenta nella scrittura autobiografica cade nell’errore
di farne la bella copia, mentre sono molto più importanti ed intensi tutte le
cancellazioni, gli errori, gli strafalcioni, proprio perché nessuno di noi è
fatto per la sofferenza.
L’accettazione di tutti gli aspetti della vita avviene al
prezzo di tante lacrime e disperazione che devono essere narrate con l’umiltà
di chi riconosce i propri limiti, proprio perché, riprendendo le parole di Kim
Stagliano, madre di tre ragazze autistiche, non si è Madre Teresa di Calcutta
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